FEDERICA POLETTI

Bio :

I was born in Modena in November 1980.

Degree in visual arts at the Academy of Fine Arts in Bologna in 2005. I took part in numerous group and solo exhibitions in private galleries and public events.


"Federica Poletti è nata a Modena nel Novembre dell’80.

Si laurea in arti visive all’Accademia di Belle Arti di Bologna avendo frequentato con profitto i corsi di PIttura e  Anatomia Artistica tenuti da Massimo Pulini e Davide Benati.

Si esprime attraverso la pittura, alla quale si avvicina durante gli anni degli studi in Accademia . È stata allieva del pittore Andrea Chiesi, entrerà nel suo studio per affinare la tecnica, uscendone più disciplinata. Negli anni ha esposto in diverse mostre all’estero e in Italia.

Tra il 2016 e il 2018 è cofondatrice di StudioMina, esperienza che le permette di confrontarsi con molti artisti e promuovere lei stessa progetti curatoriali.

Negli ultimi anni è protagonista di diverse mostre personali da Berlino alla stessa Modena, città in cui vive e lavora. E'presente in diverse esposizioni collettive in Italia e in Spagna da Barcellona a Malaga.

 I suoi lavori sono stati selezionati per varie edizioni del festival filosofia  di Modena (2019, 2021, 2022). Finalista al Premio Nocivelli , al Combat Prize,e all'Arteam prize , partcipa a B.I.G. Barcellona gallery award ,  vince  il Talent Prize di Paratissima Milano e l'Art Rights Prize di Hub Art gallery, Milano.


 








ITA:


"Serve qualcosa di concreto, tangibile, per attraversare la realtà e trovarsi oltre lo specchio della rappresentazione oggettiva; osservare qualcosa e qualcuno di riconoscibile, eppure appartenente ad un altrove, conduce alla soggettività del verosimile, in grado di far emergere verità dai profondi abissi della psiche. In questo sogno ad occhi aperti, in questo passaggio tra reale e immaginario di Federica Poletti la scoperta dell’umano avviene attraverso una peculiare combinazione di definizione e di sottrazione della figura. E’ come togliere la rassicurazione di un assunto dato per certo, la conclusione di un discorso.

Troncare, celare, distorcere parti anatomiche caratterizzanti e dall’indiscutibile valore simbolico, ad esempio il viso o gli occhi, oppure isolarli, potenzia l’evocazione di un’identità inquieta, minacciata dunque fragile. In questa sottrazione avvertiamo la carezza del dolore ma al contempo siamo attivati alla ricerca di senso da una distanza emotiva, perché le creature mutanti della pittrice vivono su un pianeta misterioso che non è quello attuale, anche se ci somigliano.

Non è mai giorno nell’ambiente in cui appaiono le figure diafane. 

La luce livida e la scelta di una gamma limitata di colori accentuano la sensazione di una visione notturna, rubata parzialmente all’oscurità in un istante che ferma l’azione. Tra quelle tenebre è riservato il nostro punto d’osservazione: su scene e personaggi isolati nei loro gesti solitari, senza sosta. Sembra che il loro manifestarsi sia reiterato, o eterno, come in un limbo privo di rassegnazione. 

In questo regno dark surreale la popolazione è quasi esclusivamente femminile, soprattutto nei lavori degli ultimi anni. “Antiritratti” dai lineamenti celati o disturbati da pattern che ben poco hanno a che fare con l’epidermide umana, talvolta solo suggeriti dal corpo di schiena, o mettendo letteralmente in luce soltanto le gambe, le protagoniste incarnano moderni archetipi al cospetto dei parametri di normalità imposti dalla società. La loro lenta trasmutazione, anche nella stratificazione pittorica, nel negare una coerenza col reale, denuncia la verità del mostruoso. Enfatizzando la maschera si rompe l’aspettativa di una presenza femminile armoniosa, ma soprattutto statica, si rivela un volto in crisi attiva con la sua stessa rappresentazione."

Michela Ongaretti 



ENG:

The "anti-portraits" of Federica Poletti are a series of oil paintings on canvas that show faces hidden by masks created sometimes with objects of common use in the act of hiding, behind color, form, material as anxious visions that deform the image and look.Paranoia , symbolism and transmutation are the elements that characterize the art of Federica Poletti. The main subjects of her works are modern archetypal and solitary figures that arise from the contamination between the unconscious intimate and the ineluctable reality that are mixed in the daily life of each of us. Her passage from the analysis of facial features to covering the face itself seems to follow humanity in its process towards "a necessary escape". Her characters are constantly poised between frustration, anger and submission (undisputed symbols of inner discomfort that often afflicts man, but above all women, in society). These figures are full of empathic energy capable of breaking down the wall of the two-dimensionality of painting, creating a deep and distressing message, like a fist in the stomach to the reality that hides beneath the surface, its true face. Through this kaleidoscope of creativity and art, Federica Poletti breaks the mask of reality created by man in search of his true appearance. While analyzing human nature, Federica acts as an anatomist of the improvised soul in an attempt to expose the spirit, revealing to man his frustrations, the weight of his desires and the link to his difficulties. These iconic and solitary women are able to exorcise reality and bring it to a new revealed dimension.




"My research is unconscious and influenced, in a completely evocative way, by what happens in the inner theater of my thoughts: my work is inspired by the concept of identity and body as a physical and heavy means of expression of what happens in each one intimately, my means of expression has evolved into painting, drawing and ceramics.I currently live and work in Modena, Italy "




Selected solo

2023 DISSOLVENZA , a cura di Sofia Martinez Hernandez , Galeria Leucade _ The L factory , Murcia , Spagna.

2022 IL RITO CONTRARIO , a cura di Carlo Alberto Zini , Paggeria Arte , Palazzo Ducale , Sassuolo.

2021  ESSERE DISPARTE ,  a  cura  di  Giulia  Caverni,  Rua Muro 60 , Palazzo Ferrari Moreni , Modena .

2020 L'ULTIMA MADRE , a cura di Davide Sabattini,Luca Monzani,Emma Allù, Spazio Gate 26A, Modena .

2020 FANTASMI , a cura di Camilla Mineo, Chiesa San Tiburzio , Parma .

2019 LIMEN , CONFINI, a cura di Rossana Calbi , Spazio Urano , Roma .

2017  REMEDIES, 360 Festival della Creatività Contemporanea , a cura di Camilla Mineo , Antica Farmacia San Filippo Neri, Parma.

2016 ANTIPORTRAIT, Nomad Gallery & s. Berlin,Germany .

2016 L'ESERCIZIO, doppia personale con Simone Pellegrini, Mina Studio, Modena.

2015 PASSAGGI DI LUCE, Festival della Filosofia / Eredità at Artekyp Openstudio, a cura di Francesca Baboni, Modena.

2015 HOMO HOMINI LUPUS ,Silmar Art Gallery,a cura di Andrea Saltini, Carpi.





Selected collective

2023 NOLI ME TANGERE ,Villa Grimani Valmarana , a cura di Barbara Codogno , Noventa Padovana (Padova)

2022 FIGLIE DEL FUOCO , Complesso San Paolo , a cura di Barbara Codogno , Modena

2022  REMEMBER TOMMORROW , Hub Art Gallery , a cura di Greta Zuccali , Milano.

2022  ARTITOODE  Palazzo Grillo ,  a cura di Elisa Succio , Genova  

2021 Quattro oscillazioni fra il senso e la perdita , Spazio culturale Madonna del Corso , testo critico a cura di Maria Chiara Wang , Maranello (MO)

2021  Le ARTEfici del Mondo a cura di Marinella Galletti PALAZZO SACRATI CREMA, FERRARA

2020 Mostra finalisti ART RIGHTS PRIZE , mostra digitale piattaforma Lieu City, a cura di AB Factory cultural Association

2020 Mostra finalisti ARTEAM CUP , a cura di Associazione Culturale Arteam , Fondazione Dino Zoli, Forlì.

2020  THE ALIENS TRIP , a cura di "Frattura Scomposta" Contemporary Art Magazine, virtual Art Gallery .

2020 PAM ! PRIVATISSIMA ARTE MODENA ,a cura di Alessandro Mescoli , Federica Sala ,Sergio Bianchi , Palazzo ducale ,Pavullo

2019 HUMAN TOUCH ,N.I.C.E project, a cura di Laura Pieri e Paolo Lolicata , Paratissima, Torino.

2019 SELVATICO [14] Atlante dei margini , delle superfici e dei frammenti _ Museo Civico San Rocco ,a cura di Massimiliano Fabbri, Fusignano ( RA)

2019 KEYHOLE ,EL PUNTO ROJO Gallery , a cura di Sofia Martinez  Hernandez , Murcia .

2019 B.I.G. Barcelona International Gallery award , Cage Gallery , Barcellona.

2019 NELLA MENTE DI CHI GUARDA , Festival della Filosofia,a cura di Alessandro Mescoli , Modena

2019 PREMIO NOCIVELLI , Chiesa della Disciplina ,Verolanuova , BRESCIA

2019 COMBAT PRIZE ,Museo Civico GIOVANNI FATTORI - Livorno

2019 ASSENZA PRESENZA ,Palazzo Malmignati ,a cura di Giorgia Bergantin , Rovigo

2019 UNA STANZA TUTTA PER SE, a cura di Rossana Calbi,Amanei ass.culturale , Isola di Salina , Eolie

2019 ABECEDARIO ,Galleria San Ludovico ,a cura di Alessandro Canu, Borgo del Parmigianino, Parma

2019 SORORIDAD,Galeria Léucade ,a cura di Sofia Martinez  Hernandez, Murcia, Spain

2018 CERAMICA CONTEMPORANEA - NUOVI MAESTRI ,a cura di Alessandro Mescoli ,Castello di Levizzano Rangone ,Modena

2018/2019_Resilienza, PROGETTO OFFICINARS, Museo Archeologico di Nola ,Napoli

2018 68/REVOLUTION, MEMORIE, NOSTALGIE, OBLII,Pinacoteca Comunale Carlo Contini , Oristano

2017 ACROMIE, Festival Filosofia , Mina Lab, Modena

2017 RUMORE, 360 Festival della Creatività Contemporanea at Antica Farmacia San Filippo Neri, a cura di Camilla Mineo e Chiara Canali ,Parma

2016 COMBAT PRIZE, Mostra dei finalisti presso Museo Fattori, Livorno

2016 Fumogallery Artists at Galana Studio Arte, Mantova

2015 NOCTURNA at Palazzo Pallavicino, Parma , a cura di Marina Burani

2015 VANITY FAIR , Ex Palazzo delle Orsoline / Fidenza , a cura del collettivo Jamais Vu .




Prizes

 


  • 2018_Premio OfficinARS - “Durante e dopo: Resilienza”, Villa Sistemi Reggiana , Reggio Emilia
  •  2019_PRS PARATISSIMA ART TALENT PRIZE _Paratissima Milano , Fabbrica del vapore , Milano
  • 2020_ HUB ART / Prize  per Art Rights Prize , Hub Art Galley , Milano
  • 2022_VINCITRICE sezione PITTURA _Premio Fondazione Amedeo Modigliani , promosso da FONDAZIONE AMEDEO MODIGLIANI , ROMA ,Italy


  Site Specific




  • 2017_Metamorphosis// installazione in ceramica , sangue , e ossigeno,Innesti sul sacro, Pas Pasa Pan ,Giornata del      Contemporaneo  , Museo Civico, Galleria Estense, Modena.
  • 2017_ADAM&EVE project,Innesti sul sacro , Museo Civico, Galleria Estense, Modena.
  • 2016_Prayers ,Paesaggi culturali, Notte Europea dei Musei , Musei Civici Reggio Emilia.
  • 2019 _ Una stanza tutta per sè, residenza artistica presso AMANEI , Associazione Culturale , Isola di Salina , Eolie , a cura di Rossana Calbi, promossa da Parione9  Art gallery.
  • 2019_ ASSENZA PRESENZA ,Palazzo Malmignati , Rovigo , durante week end del F.A.I.





Fairs

2018_Affordable Art Fair , Superstudio Più, courtesy Cubo Gallery (Parma), 26/ 28 January , Milan.

2018_Paratissima Art Fair / Bologna,Italian Institute of Art and Design, 2/4 February, Bologna.

2019_Paratissima Art Fair / Milano,Fabbrica del Vapore, 9/14 Aprile, Milan.

2019_Keyhole Art Fair / Malaga ,Hotel Petit Palace ,Plaza Malaga , Malaga , Spain.

2019_Paratissima Art Fair / Torino, Ex Caserma Artiglieria , 30 _10/3_11 , Turin.








_Figure femminili dal bosco dell’inconscio.

Figure femminili misteriose, dai corpi rivelatori del profondo per la pittrice Federica Poletti, che da pochi giorni ha inaugurato la personale Dissolvenza in Spagna, presso la galleria Leucade di Murcia.Ho conosciuto prima lei del suo lavoro: la sua energia nel comunicarlo, nel volermi trasportare nella sua dimensione assolutamente personale, mi ha subito chiamato di fronte a una sua tela, catturandomi per la complessità compositiva e la forza cromatica. Da una piccola serie di dipinti ho capito che su tutti non avrei letto una scenario pacificato, ma tanti indizi del fatto che ci si trovasse in un territorio di confine.

Elementi che agitano l’immaginazione e la fanno atterrare fuori dal tempo e dentro lo spazio dell’inconscio, squarciando il nero con la definizione delle figure illuminate come da un flash. Nella sua pittura si vive l’istantanea del silenzio, come quando si scoprono visioni proibite: magari credendo di non esser visti si trattiene il fiato, anche se poi quel che si nota scioglie la tensione, perché è una liberazione poter sospendere l’incredulità di fronte a certe rivelazioni.

Quell’azzeramento di suoni è una tregua momentanea dalle agitazioni esteriori. E’ anche giusto descrivere la Poletti come una “Francesca Woodman col pennello, anche le sue opere sono istantanee dell’anima, meravigliose e disperate, piene di grazia e tristezza eppure forti, risolute”.

Sono molti gli artisti della mia generazione, le nate e i nati tra gli anni Settanta e Ottanta, che assegnano al corpo il ruolo di interprete di emozioni e guida verso universi allegorici.

Serve qualcosa di concreto, tangibile, per attraversare la realtà e trovarsi oltre lo specchio della rappresentazione oggettiva; osservare qualcosa e qualcuno di riconoscibile, eppure appartenente ad un altrove, conduce alla soggettività del verosimile, in grado di far emergere verità dai profondi abissi della psiche. In questo sogno ad occhi aperti, in questo passaggio tra reale e immaginario di Federica Poletti la scoperta dell’umano avviene attraverso una peculiare combinazione di definizione e di sottrazione della figura. E’ come togliere la rassicurazione di un assunto dato per certo, la conclusione di un discorso.

Troncare, celare, distorcere parti anatomiche caratterizzanti e dall’indiscutibile valore simbolico, ad esempio il viso o gli occhi, oppure isolarli, potenzia l’evocazione di un’identità inquieta, minacciata dunque fragile. In questa sottrazione avvertiamo la carezza del dolore ma al contempo siamo attivati alla ricerca di senso da una distanza emotiva, perché le creature mutanti della pittrice vivono su un pianeta misterioso che non è quello attuale, anche se ci somigliano.

Non è mai giorno nell’ambiente in cui appaiono le figure diafane. 

La luce livida e la scelta di una gamma limitata di colori accentuano la sensazione di una visione notturna, rubata parzialmente all’oscurità in un istante che ferma l’azione. Tra quelle tenebre è riservato il nostro punto d’osservazione: su scene e personaggi isolati nei loro gesti solitari, senza sosta. Sembra che il loro manifestarsi sia reiterato, o eterno, come in un limbo privo di rassegnazione. 

In questo regno dark surreale la popolazione è quasi esclusivamente femminile, soprattutto nei lavori degli ultimi anni. “Antiritratti” dai lineamenti celati o disturbati da pattern che ben poco hanno a che fare con l’epidermide umana, talvolta solo suggeriti dal corpo di schiena, o mettendo letteralmente in luce soltanto le gambe, le protagoniste incarnano moderni archetipi al cospetto dei parametri di normalità imposti dalla società. La loro lenta trasmutazione, anche nella stratificazione pittorica, nel negare una coerenza col reale, denuncia la verità del mostruoso. Enfatizzando la maschera si rompe l’aspettativa di una presenza femminile armoniosa, ma soprattutto statica, si rivela un volto in crisi attiva con la sua stessa rappresentazione.

La forma con cui si dichiara l’anti-bellezza nel surreale porta con sé però una poetica ambivalente.

Se i personaggi dipinti o disegnati dall’artista possono essere definiti mostruosi, è proprio perché l’etimologia di monstrum viene dal tema del verbo monere, avvertire e mostrare. Richiama esseri dalle caratteristiche fuori dell’ordinario senza necessariamente una connotazione negativa.

Ciò che le creature di Poletti possiedono è senz’altro la capacità di elaborare tematiche profonde dell’essere umano; reali paure, desideri o frustrazioni sono esorcizzati nell’oltrepassare il confine di un regno magico nel quale galleggiano. Diventano emblemi visibili attraverso la pittura, senza più curarsi di comunicare con il nostro mondo. Figure di donne solitarie, liberate, nel consumarsi o di mescolarsi ad altre materie, naturali o artificiali. Per questa ragione sono meravigliosi avvertimenti.

(...)Quel regno di magia è popolato, anche se privo di rumore, da antiche potenze ctonie, animali sacri, piante sussurranti che proteggono e inglobano corpi frammentari.Non sono anatomie ma simboli, non sono persone ma perturbanti e sensuali guide. Ora attraverso richiami mitologici, ora affondando nel folclore immaginifico, le figure offrono apparizioni che non esauriscono il loro potenziale evocativo. Non può risultare univoco il senso della loro presenza, perché proteggono segreti arcani, che la pittrice scioglie nella materia.

Poletti confonde capelli a lacrime, increspa la superficie pittorica sui volti, raschia l’epidermide dalla crosta di colore o traccia su di essa tatuaggi come tessuti, chiude occhi con bruciature o con stratificazioni nerissime per esasperare l’alchimia inconclusa, il mistero irrisolvibile della psiche. Eppure i cervi di Diana, le Naiadi in trasformazione, tutto il repertorio simbolico lunare dell’artista modenese, tutte queste figure archetipiche, riescono ad avvicinarsi maggiormente alla sensibilità contemporanea proprio grazie alla pulsione iconoclasta della pittura materica.


Michela Ongaretti .

https://artscore.it/figure-femminili-inconscio-federica-poletti/







_Figlie del Fuoco 

Il Diseredato
Io sono il tenebroso, – il vedovo, – l’inconsolabile,
Il principe d’Aquitania dalla torre abolita: La mia unica stella è morta, – e sul liuto stellato
/ È il sole nero della Malinconia.
E due volte vincitore ho attraversato l’Acheronte:
 modulando di volta in volta sulla lira di Orfeo
I sospiri della santa e le grida della fata.

Gerard de Nerval


Ordito esoterico, drappo che vela e rivela ciò che non è più. Il “tessuto” -habitus- così come la trama altro non sarebbero che una muta: una seconda pelle.
Una “fodera” dell’io più segreto, ma anche un’apertura sul non detto.
Risultano piuttosto evidenti le corrispondenze con Schopenhauer (1788 - 1860) e il suo “Velo di Maya”. Il filosofo polacco asseriva che squarciando il “velo”, inteso come illusione, oltrepassando cioè quel tessuto che ci fa vedere unicamente il mondo fenomenico, la realtà puramente esteriore delle cose, possiamo raggiungere non solo la nostra coscienza ma, soprattutto, la verità del corpo.
Eccoci dunque giunti senza alcun slittamento di senso -anzi, in virtù di un’ampia estensione poetica e lessicale- al cospetto dell’esposizione modenese dove trionfa -côté funèbre- una fitta trama oscura, ordita con intensità lirica e strabiliante forza stilistica. Scrive ancora Gerard de Nerval: “Noi possiamo accedere soltanto dietro le quinte della vita, laddove il circolo dei secoli continua a ricominciare”.
Le opere delle tre artiste modenesi agganciano l’eterno liturgico ritorno, l’alternarsi di vita e morte, approcciando il tema con originali tratti sintattici e stilistici.
Il “Fil noir ” è una narrazione che si innesca dal sogno e agisce nell’inconscio; vive nella densità grumosa dello spazio psichico, agisce negli agglomerati del sottotraccia, si insinua nel sottopelle, abita il sottosuolo.
Senza accendere nessuna fiamma metafisica sulla tragicità del transeunte.
Una mostra labirintica che racconta di corpi ribelli, vivi anche se sepolti, velati ma anche rivelati, che patiscono menomazioni salvifiche.
Corpi che cortocircuitano loro stessi innescando tanto patologiche quanto medicamentose vie di fuga.
Corpi che rifuggono selvaggi dai canoni stereotipati per dire unicamente la difficoltà, l’attrito tra essere e vivere, tra il guardarsi e l’immaginarsi.
Una mostra che indaga i territori della bellezza disinnescando le convenzionali strutture estetiche, sovvertendone impietosamente tutti i criteri.
Piuttosto, andando ad abbeverarsi di verità proprio alla fonte primigenia dell’inganno: il corpo.

Figlie del fuoco
Merita una descrizione separata l’opera “Figlie del Fuoco” realizzata congiuntamente dalle tre autrici. L’installazione, collocata a terra, si ispira idealmente alle silhouette femminili di Ana Mendieta (L'Avana, 1948 – New York, 1985). Le tre artiste ricostruiscono la loro sagoma in tre posizioni differenti, usando del carbone per tracciarne il profilo.
...Poletti proporrà la sua sagoma nella posizione yogica dello Savasana, anche detta “del cadavere”, una forma meditativa per ritrovare respiro ed equilibrio interiore.

Il titolo dell’esposizione trova quindi la sua esatta aderenza in questa installazione, sigillata da quest’opera corale.
E se il carbone combusto è testimonianza del fuoco che ha bruciato, al posto delle braci residuali, ogni artista va a sistemare una propria opera, posta all’interno della silhouette.Poletti colloca una scultura perturbante, realizzata in ceramica bianca, che ricorda l’osso pelvico di un primate. Mendieta nei suoi lavori esplorava temi come la vita, la morte, la violenza, l'amore, il sesso e la rinascita. L’artista scriveva: “Le immagini devono avere potere, essere magiche”.
E l’omaggio che le tre artiste modenesi rendono a Mendieta è allora nel solco di questa profezia.

Il velo dipinto:

Federica Poletti è pittrice che nel corso della sua importante produzione spesso ha usato “velare” quei volti e quei corpi, che da sempre traduce con maestria su tela, usando cupe tonalità dell’anima.
Seguendo le tracce ordite da Nerval, Schopenhauer e Baudelaire, potremo infine desumere che il “tessuto”, anche inteso come “sipario”, è testimonianza di una trama narrativa che, impalcatura ancillare, ora svela e disvela, annuncia e dissimula: continuum en travesti.
In questa mostra Poletti propone un trittico che segue questa direzione: il non detto che affiora nonostante il suo mascheramento. Su fondale teatrale nero, una bambina di spalle (o forse è una vecchia?) schiena larga, pastrano consunto che le sta largo, come fradicio. Che sia una ragazzina o una vecchia, l’abito che indossa testimonia comunque una inadeguatezza del corpo rispetto al suo habitus. Le trecce sono fitte e lunghe. Potrebbero essere quelle di una bambina che la mamma pettina con dovizia, per restituire un ordine alla capigliatura ribelle; o quelle di una donna anziana prima che, ella stessa, con ritualità di gesto bizantino, le risolva nel classico chignon usato dalle donne di campagna. Chiude il cerchio di fuoco l’opera, anch’essa allestita su fondale nero, dove sosta - sospesa tra la vita e la morte- una falena. Tra tutte le farfalle, Poletti sceglie quella notturna, che spinge e devia verso un altrove, un “al di là” del dipinto a cui giunge grazie a una pennellata –colpo geniale– di un bianco sporco che, come capocchia di uno spillo fantasma, inchioda l’animale alla sua resurrezione. Queste due opere ricompongono liricamente Mattutino e Lodi della liturgia che l’Ufficio delle Tenebre organizzava durante la Settimana Santa. Quella “santa” che nella poesia di Nerval... sospira, empedocleo mantice pneumatico. Nell’opera centrale del trittico di Poletti è il soffio vitale ad animare il requiem, la Missa defunctorum. Scriveva Baudelaire: l’occhio cerchiato di nero, una finestra spalancata sull’infinito. Nel dipinto di Poletti una pennellata incerta, nera e materica, apre una voragine dall’occhio femminile. Lo sguardo trapassando il corpo, squarcia il velo di Maya e si consegna come crisalide del notturno.
Discorso a parte merita l’opera “Attrito”, titolo che giunge all’autrice dal filosofo Massimo Recalcati. L’attrito si genera dalla disunione.
Lo iato dell’essere. La frizione dell’esistere.
In questo dipinto Poletti sdoppia alcune parti del corpo della figura femminile -il braccio, il mento- che colloca su fondale cupo di ghiaccio.
La dimensione acquatica e glaciale spinge la scena verso la visione mistica: come se la figura femminile, rompendo l’involucro del sé, svelasse un’identità divina.

Barbara Codogno

_Il rito contrario

“Rito : conformità con una consuetudine prescritta o con una prassi abituale, talvolta sentita come inderogabile o inevitabile”

Il rito contrario è per l’artista un movimento atto alla ricerca di una dimensione che si cela all’interno dell’individuo.
Una sospensione indefinita che non cerca la necessità di una attuazione ma bensì libera , esorcizzandoli, pensieri e visioni di un mondo che non appartiene più alla misura del reale ma ci porta verso una lettura mistica ed enigmatica del nostro personale iperuranio.                               Nel rito normalmente ci si attiene a passaggi , parole , gesti o movimenti atti alla definizione di uno scopo, ma in questo caso l’artista compie in senso opposto questa ricerca attraverso immagini e suggestioni slegate e fluttuanti che non portano a nessuna risoluzione , ma bensì ad ulteriori dubbi.Troppe le risposte che sembrano avere spazio nella attuale società , troppe le certezze massificate attraverso i media.
E' necessaria una perdita di punti di riferimento troppo stringenti ,la verità non la si può apprendere , la si deve definire all’interno una personale sfera di richiami spirituali e sensibili. Attraverso un dispiegarsi di personaggi legati alla natura e all’inconscio , l’artista  apre la strada verso una realtà visionaria ed oscura , non legata al concetto didascalico di comunicazione , apre a sentimenti e smarrimenti , indefiniti e romantici , lasciandoci a dubbi e domande che non devono necessariamente avere risposta né guidarci in nessuna direzione se non quella di porci al centro dell’universo che ci consegna.

_Essere disparte

Quando tutti si è parte, libertà è anche essere in disparte. I soggetti di Federica Poletti si sottraggono alla “normalità” tutta contemporanea di esistere, di esserci, nel limite della propria esposizione di sé.

Reagiscono a una società che produce immagini apparenti, effimere, condannate ad un consumo, veloce, compulsivo. Fantasmi, reietti, sonnambuli, emarginati ci fanno riflettere fra il sé e la rappresentazione di sé nella società contemporanea, suggerendoci altre possibilità per l’esserci. L’autrice, vivendo con fatica quelle narrazioni odierne che vogliono tutti democraticamente protagonisti, crea personaggi che si nascondono, che si mascherano, che stanno nascosti nell’ombra; liberi di non partecipare a questa “normalità” che osanna l’estetica dell'apparire.


Giulia Caverni .

_Quattro oscillazioni tra il senso e la perdita

Nei disegni delineati a matita e trasfigurati dal fuoco, così come negli olii su tela - concentra la propria ricerca sulla malinconia, ovvero su quello stato d'animo meditativo che nasce da un'intima, 'quieta e dolce' tristezza, e sulla morte quale momento di transizione fortemente impregnato di questo sentimento. L'arte interviene in tale analisi come strumento per evocare l'universo dell'inconscio, per rendere visibile la realtà che non cogliamo attraverso i cinque sensi, ciò che fisicamente non percepiamo del fenòmeno.
In Sepolta nel bosco, in Amnios e Vanagloria ansie, paure, irrequietezze vengono avvolte da un'atmosfera romantica che affascina e chiama a sé lo spettatore. Il mistero celato nelle tinte cupe, così come nei soggetti rappresentati sublima in una natura rigogliosa, selvatica, rampicante che avvolge e protegge i corpi. Il colore vivo e acceso dell'elemento vegetale contrasta con quello livido delle figure e con quello scuro dello sfondo, e riporta un sufflato di speranza.
Nella serie Drawings, l'oscurità lascia il posto alla luce del foglio bianco, la natura alla combustione: è il fuoco a celare le identità ritratte, ad aggiungere un velo di mistero e di entropia all'eleganza classica delle figure. Ancora una volta la presenza umana pare essere sopraffatta, nella sua solitudine, da una forza esterna.
È così che nei lavori di Federica Poletti la melancholia diventa un canone estetico.

Maria Chiara Wang .

-L'ultima Madre

Con il volto di nero velato l’ultima madre toglie quel velo che chiamiamo vita. Quando ormai, spolpata damalattia e sofferenza, la vita non è più tale.“E se Dio avesse inventato la morte per farsi perdonare l’esistenza?” si chiedeva Gesualdo Bufalino.Allora l’obito sarebbe pura misericordia. Ed ecco che le teste spaccate di Federica diventano testimonianzadi un afflato materno che si nutre di pietas. È tutto qui l’atto d’amore assoluto, definitivo della nostraultima madre.È tutto nelle opere dell’artista modenese Federica Poletti.  Paradossale è la condizione di dolore imperituro che imprigiona chianela ad andare oltre ma resta congelato senza domani in un quotidiano arido e disperato.Perché l’esistenza terrena deve tradursi (o concludersi) in una sopportazione sterile? Nobilita forse l’uomoa trascinare quel che rimane di sé – un sé velato e irriconoscibile – scontando ogni istante felice in unillusorio martirio?Domande forse senza risposta ma che pretendono una puntuale riflessione. Frutto maturo di siffattariflessione è il lavoro di Federica Poletti. Il cui eloquio artistico schietto e coraggioso, assai distante dallinguaggio calligrafico del manierismo, non teme il costante confronto con quello stesso inconscio che lanostra epoca ha relegato nella dimenticanza. Quasi fosse un fantasma da esorcizzare.Ma chi è l’ultima madre? Tutto fuorché un fantasma (anche se tale può sembrare). È Atropo, la terza Moirafiglia di Zeus. Qui però vestita di compassione. La “femina accabadora” della Sardegna rurale, colei chefinisce. “I cenni storici sulla figura dell’Accabadora sono molto rari. Esistono però testimonianze a più voci.Voci antiche che ancora risuonano nei piccoli paesi dispersi nelle zone più rurali della Sardegna – raccontaFederica – Donna di solito rimasta vedova, l’accabadora arrivava silente in piena notte. E, previa rimozionedi ogni icona e santino dalla stanza della persona in fin di vita, con un colpo netto e sapiente portava atermine ciò per cui era stata chiamata. Non veniva retribuita dai parenti del malato. Pagare per dare lamorte è sempre stato contrario, ancor prima che al credo religioso, ai dettami della superstizione.La femina accabadora copriva sempre il proprio volto con un velo scuro. Ed è soprattutto questo dettaglioche mi incanta: il fatto che ognuno di noi, in realtà, indossi quel velo”.

Arianna De Micheli .





_Fantasmi

Le donne resilienti di Federica Poletti da Antica Farmacia +

Dopo il progetto Remedies, presentato all’Antica Farmacia di San Filippo Neri nel 2017, l’artista modenese Federica Poletti ritorna a Parma con la mostra Fantasmi, a cura di Camilla Mineo, che presenta un excursus degli ultimi intensi lavori dell’artista.

Una serie di figure femminili velate sono al centro della sua ricerca, figure il cui volto è coperto da un tappeto, da lenzuola o da pizzi minuziosamente ricamati. Un tessuto che diventa maschera, protezione di sicurezza nei confronti del mondo esterno oppure nidi sicuri per l’interiorità delle protagoniste, che si proteggono il volto non svelando né l’identità né l’intimità e le emozioni che si celano dietro di essi. Come non vedere anche un rimando al burqua, il velo delle donne islamiche che toglie l’identità alle donne e nasconde il loro volto all’interno della società.

In questi Antiritratti la Poletti esprime il suo desiderio di fuggire e di nascondersi dagli altri, dalle paure, dalle ansie soffocanti, alla ricerca costante di sé e di un posto nella società.

In queste opere, ancor più che nel ciclo precedente, si dispiega la forte urgenza pittorica dell’artista. Dipingere per Federica Poletti è una necessità, un’indagine continua e quotidiana dentro se stessa: è sempre lei la protagonista dei suoi oli tecnicamente ricercati, ora più cupi ora dai colori più decisi.

Se nelle opere passate la dicotomia fra bianco e nero diventava metafora di un mondo apocalittico ed inquietante caratterizzato dalle dualità sacro e profano, scienza e cuore, natura e anatomia, nella serie Fantasmi ritorna protagonista il colore con le sue molteplici sfaccettature ed espressioni, per esplorare una vita quotidiana “nevrotica e malinconica”, lasciando spazio agli umori del tempo, alla bellezza e malinconia del passato e alla resilienza del presente.La mostra di Federica Poletti conclude la rassegna espositiva “La Cura dell’Arte” di Antica Farmacia +, progetto a cura di Parma 360 Festival, Asp Ad Personam e Positive River Festival, tre realtà del territorio che si sono unite per riqualificare e dare nuova vita a due luoghi preziosi della città di Parma.

Chiara Canali .






_LIMEN


"La decisione di combattere per ciò che è giusto esige che ci tagliamo fuori da ciò che è sbagliato.*"

Il limite è questo.
Parto dalla fine, non devo dimostrare nulla, devo solo guardare lo specchio e non coprirmi dalla verità, devo solo evitare di omettere a me stessa l’impegno che devo avere. Il motivo per cui devo è perché non l’ho fatto prima, perché ho finto che non fosse necessario, ho supposto che il mio lusso fosse la trascuratezza nei confronti dell’altro, ho deciso che avrei potuto farlo dopo, che avrei avuto tempo, e mentre mi coprivo gli occhi, cercavo la bellezza. È stata questa che mi ha riportato ai miei doveri: i lavori di Federica Poletti mi hanno riportato a me stessa, e al limite che ho di fronte a quello che sono.

Federica Poletti ti mostra quanto sia difficile nascondersi a lungo, lì di fronte alla copertura dell’essere siamo allo specchio, vediamo cosa facciamo non cosa pensiamo di fare. Lì, Federica Poletti ci mostra il limite del nostro fare che si ritorce solo su noi stessi in una miopia feroce che ci fa sbattere contro una parete di bugie che ci piace raccontarci. Sulle tele Federica Poletti rappresenta come copriamo la nostra anima, il nostro sentire e come rifiutiamo la verità. I soggetti dell’artista modenese non ci guardano, non ci chiedono nulla, ma ci obbligano a una risposta. Ci sentiamo obbligati perché finalmente siamo di fronte a quello che ci tacciamo e dobbiamo scegliere, perché è in base a cosa rinunciamo che ci possiamo definire.
L’arte non può essere accomodante, deve per forza darti uno schiaffo, l’arte consolatoria ci ha mentito: ci ha detto che tutto andava bene, che tutto poteva essere nascosto, che sotto quel tappeto avremmo potuto metterci qualsiasi cosa, lo ha fatto perché potessimo dormire tranquillamente mentre ci soffocavamo con le nostre stesse mani.
Il limite è stato superato da tempo, ci hanno mentito e noi lo sapevamo, e abbiamo voluto che fosse così perché in fondo ci faceva comodo.

Il limite è la scelta e lo possiamo superare, ma possiamo anche fare dei passi per recuperare il terreno, possiamo a dobbiamo scegliere di liberarci dalla finzione, possiamo svelarci: abbiamo una scelta.

Rossana Calbi.


                                                                                                                                                  



_ RESISTANCE

BLACKLISTED Copenhagen -2019

ENG:

"In doing this interview, Federica Poletti free admitted that her work is not actively resistant. There is a subtly to the symbolism at work in her paintings, which transcends the singular subject of ‘opposition.’ Her work allows the viewer to see the emotion of the subject in a more subjective way. Is the person defying the gaze of the viewer by obscuring their face? Is the person trying to hide in anonymity? Is the subject creating a barrier of safety between themselves that the viewers gaze? Depending on the emotional state of the individual looking at Poletti’s paintings, the perception of the subject in the painting changes.

What I find both fascinating and impressive about Poletti’s works, is the way she has imbued her paintings with emotional moods which supersede her obvious technical skill. I find, that with many painters trained in the techniques of realistic portrait painting, the technical mastery begins to overshadow the intrigue of the subject. Lighting, color, and attention to detail take precedence over whether the subject or composition is even interesting. If you disagree, go ahead and Google realism portrait painting and you’ll find page after page of boring, yet technically detailed, tutorials on how to achieve this.

But I digress. In Federica Poletti’s work, there is a sense of emotion that permeates off the pieces. Yes, she is technically skilled, but that is an after-thought. Similar to the works of Volkano, who we spoke with back in 2017, Poletti lets the shrouding of the human subject’s face tell a story.

In a world where it is becoming near-impossible to remain anonymous, Poletti’s description of her “women” in her paintings, and the emotional power that she is imbuing them with by trying to remain hidden raisin.

Looking across the oeuvre of Federica Poletti’s numerous portraits, all of which have the subjects face obscured or altered, it becomes clear that Resistance is to narrow a subject to define the vastly subjective emotional weight that each painting carries. While the ‘human’ is often shrouded in Poletti’s work, the vast complexity of the ‘human condition’ is unmistakable."

J.Scott Stratton .


Ita :

"Nel rilasciare questa intervista, Federica Poletti ha ammesso che il suo lavoro non è attivamente di resistenza. Nei suoi dipinti è in atto un sottile richiamo al simbolismo, che trascende il soggetto singolare dell'"opposizione". Il suo lavoro permette allo spettatore di cogliere l'emozione del soggetto in modo più soggettivo. La persona si sta sottraendo allo sguardo dello spettatore oscurandosi il volto? La persona sta cercando di celarsi dietro l'anonimato? Il soggetto sta erigendo una barriera di sicurezza tra sé e lo spettatore, che lo fissa con lo sguardo? In base allo stato emotivo dell'individuo che osserva i dipinti della Poletti, cambia anche la percezione dell'oggetto nel dipinto.

Ciò che trovo affascinante e sorprendente nelle opere della Poletti, è il modo in cui ha impregnato i suoi dipinti di stati emotivi che soppiantano la sua evidente abilità tecnica. Ritengo che in molti degli artisti formatisi con le tecniche pittoriche del ritratto realistico, la maestria tecnica inizi a mettere in ombra il fascino intrigante del soggetto. Luce, colore e attenzione al dettaglio hanno la precedenza perfino laddove il soggetto o la composizione si fanno interessanti. Se non siete d'accordo, digitate su Google ritratto realistico e troverete pagine su pagine di noiosi tutorial, seppur dettagliatissimi dal punto di vista tecnico, su come ottenere tutto questo.

Nell'opera di Federica Poletti, c'è un senso di emozione che permea ogni quadro. Sì, è dotata di grande tecnica, ma questo pensiero arriva dopo. Analogamente alle opere di Volkano, delle quali avevamo parlato nel 2017, la Poletti lascia che sia il velo posato sul volto del soggetto umano a raccontare una storia.

In un mondo dove sta diventando quasi impossibile restare anonimi, la descrizione che la Poletti fa delle "donne" nei suoi dipinti, e il potere emozionale di cui le permea cercando di restare nascoste, spicca e si sa distinguere.Osservando i numerosi ritratti di Federica Poletti, nei quali i volti dei soggetti sono tutti oscurati o alterati, risulta charo che Resistenza significa restringere un soggetto per definire il peso emotivo fortemente soggettivo che ogni dipinto porta con sé.Se l'"umano" è spesso velato nell'opera della Poletti, la vasta complessità della "condizione umana" è inequivocabile."



_Pas Pasa Pan 

Galleria Estense Museum , Modena - 2017

"Il tema della metamorfosi fa parte della storia della cultura occidentali, il
cambiamento per noi è vita, sviluppo, progresso. Il lavoro di Federica Poletti
attraversa gli stati della materia, passa dall’organico all’inorganico, dal solido al
gassoso: lo spirituale è un’ascesa verso l’oltre, dove il corpo perde ogni peso e tende
a rinascere in modo diverso e nuovo, alla ricerca di un’essenzialità che è
transumanare ma anche ritrovarsi
"

Valerio Dehò.




-Passaggi di Luce

"Federica Poletti mette in scena una peculiarità dell'ereditare che non ha nulla di materiale o di strettamente legato alle cose. Nei disegni, tutti realizzati a grafite ed inchiostro nero, con un segno incisivo eraffinato, si serve della simbologia legata alla geometria sacra e alla concezione cosmica del divino per raccontare la sua personale visione genitoriale che si collega alle imprescrutabili leggi dell'Universo,sebbene non ci sia alcun afflato religioso nelle figurazioni dell'artista, poiché i simboli che appaiono accanto alle figure divengono emblemi laici del racconto dell'umanità, viatici di energia karmica in un percorso rivolto verso l'infinito e un avvenire ricco di sorprese. Segni mistici lasciati dal destino che vanno a compiere la costruzione formale dell'opera e che l'artista utilizza come un linguaggio filosofico funzionale alla definizione del soggetto, estrapolandoli dal dogma senza farne portatori di un messaggio religioso, come la svastica sulle mani che si protendono verso le spettatore, qui nel suo significato originario induista di luce nascente, l'aurelola sulla testa della neonata, i triangoli che alludono ad un'ipotetica quanto irraggiungibile perfezione, o l'occhio sacro che osserva dall'alto i componenti della famiglia.[...]Nei dipinti, ad olio e a tecnica mista, ritorna come una sorta di fil rouge il colore verde, a volte come traccia puramente estetica e divertente come quando fuoriesce dalla bocca dei neonati, altre volte come elemento di sbarammento e di inscatolamento della figura, mentre i vettori diventano una corona nella testa della figlia quasi a volere indicare la sacralità di un'infanzia da proteggere e il metatron che rcchiude i cinque soldii platonici rimane imprigionato nel nero come un futuro pieno di incognite.
Una visione dunque laica ma mai pessimista, al contrario pregna di speranza e di misticismo, che non lascia posto ad alcuna ambiguità. Federica Poletti costruisce il suo mondo di vettori e raggi misteriosi che portano ad una seconda lettura attorno alle figure che vi orbitano attorno, quasi a volere creare un linguaggio primordiale cosmico, un alfabeto che si delinea attraverso la decifrazione di un codice sotterraneo e segreto, così com'è a volte incomprensibile lo stretto legame viscerale tra madre e figlio, un cerchio protettivo che fa prendere le distanze dal resto per nutrirsi della propria energia fautrice di luce"

Francesca Baboni & Stefano Taddei.


_Homo Homini Lupus

Silmar Art gallery-Carpi (MO) 2015

"Federica Poletti con le sue opere indaga l'emozione , la sofferenza , la gioia , il sudore , la fatica e la passione , l'odio, la vergogna , l'invidia e la bellezza umana ....L'infelicità come condizione ineliminabile per conservare l'organizzazione sociale .Questi dipinti ci ricordano che " ognuno di noi è un lupo , anche nel più alto , nel più aggraziato degli intenti " , nell'inconscio , dal latino inconscius , negativo di conscius, consapevole .Una conflittualità perpetua tra dentro e fuori , santità e dannazione , istinto e grazia , legge e anarchia . Sono dipinti dai quali possiamo percepire le infinite sfumature ,la demistificazione tra valori terreni e valori morali . Forse l'intera natura è Spirito inconscio , che attraverso l'uomo raggiunge la coscienza (?). Federica Poletti utilizza immagini , buio , simboli iconografici , dark and historical references , per mostrare e (ri)definirire controlli sociali e morali, la loro natura spesso distruttiva , per indurci a riflettere su cosa e su chi rischia di compromettere la sopravvivenza stessa della società di oggi. In queste opere di certo si evince una Bellum omnium contra omnes , guerra di tutti contro tutti . Tutto il resto è congettura . "

Andrea Saltini.


_ Chi guarda troppo la luna si ammala

Magazzini Criminali Gallery , Sassuolo, Mo - 2013

"I pittori antichi dipingevano secondo “un’ideale di santità”, quello che fa la Poletti è proporci un nuovo, suo ideale, che travalica i confini di ciò che è comunemente inteso come sacro per contaminarsi con la mitologia, la natura, le scienze antropologiche… perché è proprio all’antropos , cioè dall’uomo,che l‘artista vuole partire. La sua è una visione contemporanea, la Poletti guarda alla lezione degli antichi, ai libri di anatomia, alla figurazione dei contemporanei, alla filmografia, e si nutre di tutti questo risucchiando però solo ciò che attrae i suoi sensi per poi “vomitarcelo addosso”, riempiendo la tela. La forza di questa figurazione sta nella violenza e nella dolcezza che si contaminano in queste opere “caoticamente in equilibrio” secondo il concetto, espresso all’Adorno, per cui “il compito dell’arte è mettere caos nell’ordine”. Quella a cui auspica la Poletti è una vocazione alla bellezza non misurabile, rara perché fuori dal comune ed eterna perché caratteristica di una società e degli uomini che la compongono."

Chiara Messori.


 _Holy Ghost

 _Magazzini Criminali, Modena - 2010

"Tubature del cuore. Trachee cigliate. Occhielli dei denti in trasparenza lungo la linea del sorriso. Anatomie. Nell’opera di Federica Poletti il corpo diviene ricettacolo del sacro. Una divina macchina, che esibisce le sue componenti. Affiancate da appunti scritti in una lingua impossibile, come dalla mano di un demiurgo che progetti le sue opere: una nuova umanità, scura e santificata. Ma le scritte sono un falso, non significano nulla. Il demiurgo non esiste. Sak, la radice indoeuropea del termine sacro, indica qualcosa a cui è stato conferito un valore di realtà. Una realtà radicale, più reale del vero, totalmente altra rispetto alla realtà profana. Pan è morto, Cristo è risorto, Dio è morto di nuovo. Tutti i suoi sostituti, i paradigmi unificanti della ragione, del marxismo, dello spirito, sono caduti. Consumismo ed edonismo di massa stanno vacillando sotto i colpi della recessione. Che cosa rimane?Il nostro corpo, in quanto unico e insostituibile, costituisce una frattura, un’alterità rispetto al resto del mondo. E il sacro deve essere necessariamente altro rispetto al profano. Il nostro corpo è sempre altro rispetto al canone del corpo imperante. Quel canone fatto di perfezione, limatura del difetto individuale, essenzialità di carne e muscoli. Il canone che, a ben guardare, rientra nei codici delle ultime deità, l’edonismo e il consumismo. Perché è un corpo che si compra, a suon di diete, trattamenti estetici, chirurgia plastica e virus inoculati sottopelle. Tutti gli altri corpi, quelli imperfetti, sovrappeso, oltre la soglia della gioventù, sono corpi eretici. L’eresia costituisce sempre il picco più alto della santità. I corpi della Poletti sono sporcati, bruciati, ossidati da interventi sulla superficie delle tele, spesso deformati nelle proporzioni dalle ombre dell’acquerello. Nonostante la nudità, non sono dei corpi erotici. L’estasi delle labbra dischiuse, o delle palpebre abbassate, è sempre uno stato ipnotico, imparentato con la narcosi. Con uno stadio metamorfico di sonno e sogno. L’unica figura fuori da questa condizione di torpore è un arcangelo Gabriele assolutamente androgino, raffigurato nell’atto di urlare brandendo un coltello. Le aureole, i soggetti e le posture iscrivono il ciclo all’interno dell’iconografia religiosa. Il corpo sacro è sempre stato un corpo al limite. Di regola al limite del dolore e della morte, come quello del Cristo o dei martiri, ma anche al limite della coscienza e delle regioni del piacere, come quello di Santa Teresa, di Santa Maddalena de’ Pazzi, e di tutti i santi visionari. Se per superare il limite è necessario intraprendere la strada della trasgressione, i santi dormienti o furiosi della Poletti trasgrediscono la legge dell’opacità dei corpi. Mostrando le intelaiature dello scheletro, i grappoli degli organi, i piccoli ospiti in attesa di nascere. I labirinti delle viscere. Gli incastri dorsali delle vertebre. Ciò che sta dentro non dovrebbe essere visto.La legge dell’opacità del corpo diventa la legge dell’opacità della mente e del desiderio vero. I santi della Poletti sono santi eretici, che attraverso le pastoie del sonno cercano di raggiungere la vera natura dei loro desideri più autentici, dimenticati a causa di Dio"

Luiza Turrini.









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